Alla scomparsa di Lucio Gagliardi la direzione artistica viene assunta da Mario Strudthoff, corista, musicista, diplomato in pianoforte, professore universitario. La tradizione continua: Mario è il nuovo maestro ma è sempre "uno del coro". Il fatto di portare un cognome illustre e di esercitare una professione di grande prestigio esalta ancor di più il bellissimo rapporto di amicizia che egli intrattiene con i coristi. Insieme ci si appresta, con una sorta di umile e rabbiosa determinazione, a ricucire la smagliata trama morale del coro. Non pesano le prove intensive, in cui Mario Strudthoff crea dal nulla, in pochi mesi, l'intesa tra direttore e coristi, non pesa rinunciare alle ferie estive. Con "Angeli e Pastori" di Zoltan Kodaly, l'Illersberg vince a Gorizia il primo premio nella polifonia a voci maschili, superando il formidabile "Coradini" di Arezzo, i "Cantori di Assisi" e il Coro di Millstadt. L'Illersberg è il coro più premiato, in assoluto, nella manifestazione isontina. La didattica messa in atto da Mario Strudthoff nella preparazione del Coro rende il complesso più attento alle problematiche vocali, di emissione e di intonazione, conferendogli una nuova mentalità professionale.
Gli impegni si infittiscono, toccando nel 1972 la punta di 24 concerti in un anno (una media di uno ogni 15 giorni!).
Si contano numerose registrazioni alla RAI, vari concorsi e, tra i concerti più importanti, quelli al Politeama Rossetti, all'Associazione Triestini e Goriziani di Roma, al Castello di Duino per il Convegno sul Disarmo Internazionale, alla Rassegna "Lucio Gagliardi" organizzata a Trieste, al Palazzo dello Sport di Milano, e quelli a Klagenfurt e Lubiana nell'ambito degli scambi culturali tra Regioni confinanti. Proprio quello di Lubiana sarà l'ultimo concerto diretto da Mario Strudthoff. Ancora una volta, a distanza di soli quattro anni, un incredibile crudele destino colpirà al cuore il Coro Illersberg. Quella di Mario non è una morte repentina, ma già ineluttabilmente segnata da mesi; dieci lunghi mesi, durante i quali i coristi avevano invano alimentato la più cieca e disperata delle speranze.
Tocca a Tullio Riccobon, uscito dalle file dei baritoni, raccogliere con umiltà, ma con serena fermezza, la difficile eredità di Mario Strudthoff e far riprendere al coro il cammino interrotto. Giuseppe Radole, nel suo libro "Trieste - La musica e i musicisti" scriverà: "...dopo lo choc provocato dalla morte prematura anche del secondo maestro, la conduzione passò nelle mani di Tullio Riccobon il quale, per uno di quei rari miracoli che sa compiere una musicalità d'istinto, espressa da un gesto chiaro, mai plateale, e sostenuta da una memoria musicale eccezionale, ha saputo affinare la preparazione tecnica e lo studio interpretativo dei suoi disciplinatissimi cantori, al punto da guadagnare il 1° premio ad Arezzo, seguito da una decina abbondante di altri primi premi, raccolti nei più difficili concorsi internazionali: LIangollen, Tours, Gorizia, Debrecen, Cork, Vienna, ecc...".
Nel 1975, per la prima volta, la trasferta del coro si effettua in aereo: si tratta di un concerto nella grande "Jahrunderthalle" di Francoforte.
27 agosto 1976: "... Sezione B, polifonia a voci maschili: primo classificato Coro Antonio Illersberg di Trieste diretto da Tullio Riccobon"; un annuncio scandito da un rauco altoparlante all'esterno del teatro Petrarca di Arezzo, verso la mezzanotte. Da quel momento il coro ha partecipato, con cadenza annuale, ai più importanti Concorsi Corali Internazionali, ottenendo un'impressionante serie di affermazioni.

 

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